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Virus West Nile, artropodi e One Health

di Giovanni Di Guardo*

I casi umani di encefalite da virus West Nile (VWN) recentemente diagnosticati in nord Italia, almeno ventidue dei quali ad esito fatale, impongono una seria riflessione focalizzata non solo sul flavivirus anzidetto, ma più in generale sull'eco-epidemiologia delle infezioni veicolate da artropodi. Si tratta di un folto gruppo di agenti patogeni, virali (virus Zika, virus della Dengue e della febbre gialla, virus delle encefaliti da zecche, ecc.), batterici (Ehrlichia spp.) e protozoari (Leishmania spp., Trypanosoma spp., Plasmodium malariae, ecc.), il cui ciclo biologico si svolge parzialmente in un ospite invertebrato (insetto o zecca), che acquisirebbe la noxa biologica in questione da un ospite animale o umano infetto, per ritrasmettere a sua volta la stessa ad un nuovo ospite suscettibile. 

Nel caso del VWN, che nel 1998 sarebbe comparso per la prima volta in Italia rendendosi responsabile di una serie di casi di encefalomielite equina in Toscana (Cantile et al., 2000), sarebbero le zanzare del genere Culex (Culex pipiens, in particolare) a rappresentarne i principali vettori. È notizia di alcune settimane fa, infatti, l'avvenuta identificazione del virus in pool di zanzare catturate in Veneto ed in Emilia-Romagna, così come in altre Regioni settentrionali del nostro Paese.

Gli agenti responsabili di infezioni veicolate da artropodi costituirebbero all'incirca i due terzi di quelli responsabili delle "malattie infettive emergenti", il 70% e più dei quali trarrebbero origine, a loro volta, da uno o più serbatoi animali (Casalone & Di Guardo, 2020).

Complice il progressivo surriscaldamento del pianeta, come eloquentemente testimoniato dal fatto che gli otto anni compresi fra il 2015 e il 2022 sono stati quelli in cui si sarebbero registrate, nel corso degli ultimi 140 anni, le più alte temperature a livello planetario, la capacità e l'efficienza vettoriale degli artropodi nei confronti di molti agenti infettivi risulterebbero potenziate. Ciò in quanto i mesi autunno-invernali vengono superati dagli insetti e dalle zecche, oggigiorno, in maniera ben più agevole rispetto agli anni passati, con il conseguente “svernamento” (“overwintering”) che si tradurrebbe, a sua volta, in una riduzione dei tempi di “maturazione” (alias replicazione) delle diverse noxae biologiche nell'organismo dei rispettivi artropodi vettori (“extrinsic incubation period”). 

Un ulteriore inconfutabile elemento probatorio sarebbe costituito, in proposito, dalla più o meno recente identificazione di casi d'infezione da Leishmania spp. nella popolazione canina del Regno Unito (McKenna et al., 2019), così come di numerosi casi d'infezione da sierotipo 8 di "Bluetongue virus" (BTV) fra i ruminanti domestici dei Paesi Bassi, del Belgio, della Germania e di altri Paesi nord-europei (Carpenter et al., 2009). Queste evenienze, infatti, ben più difficilmente si sarebbero potute realizzare negli anni precedenti, in cui le rigide quanto persistenti temperature proprie dei mesi invernali avrebbero seriamente ostacolato l'overwintering di pappataci e culicoidi, vettori rispettivamente di Leishmania spp. e di BTV.

Alla luce di quanto fin qui esposto e considerato altresì il dimostrato potenziale zoonosico di molti agenti patogeni responsabili di infezioni veicolate da artropodi (ivi compreso il VWN), il leitmotiv al quale dovrebbe ispirarsi una corretta gestione di tali evenienze - anche e soprattutto in termini di “capacità predittiva” nei confronti delle stesse - è l'approccio "One Health", da perseguire mediante la multidisciplinarietà, la sinergia e il confronto permanente fra tutte le figure istituzionali e professionali coinvolte, prime fra tutte ovviamente quelle di Medici e Veterinari.

Bibliografia di riferimento: 

1) Cantile C, Di Guardo G, Eleni C, Arispici M. (2000). Clinical and neuropathological features of West Nile virus equine encephalomyelitis in Italy. Equine Veterinary Journal 32:31-35. doi: 10.2746/042516400777612080.

2) Casalone C., Di Guardo G. (2020). Covid-19 and mad cow disease: So different yet so similar. Science (e.Letter), April 06, 2020.

3) Carpenter S., Wilson A., Mellor P.S. (2009). Culicoides and the emergence of bluetongue virus in northern Europe. Trends in Microbiology 17:172-178. doi: 10.1016/j.tim.2009.01.001.

4) McKenna M., Attipa C., Tasker S., Augusto M. (2019). Leishmaniosis in a dog with no travel history outside of the UK. Veterinary Record 184:441. doi: 10.1136/vr.105157.

*Già Professore di Patologia Generale e Fisiopatologia Veterinaria - Facoltà di Medicina Veterinaria dell'Università degli Studi di Teramo