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Trichinella nei cinghiali: diagnosi precoce e consigli utili per la sicurezza dei consumatori

di Nicola D’Alessio*

Nell’ambito del Piano di Monitoraggio Fauna Selvatica in Regione Campania, lo scorso 5 ottobre presso la sezione provinciale di Salerno dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale del Mezzogiorno, sono state individuate e isolate larve di Trichinella nel diaframma di un cinghiale proveniente dalla regolare attività venatoria di un comune della provincia di Salerno.

La sorveglianza di questo parassita, così come dei diversi organismi patogeni a carattere zoonosico sul territorio regionale, svolta dall’IZS del Mezzogiorno, si conferma un pilastro fondamentale per la tutela del benessere e della salute degli animali e per garantire la salute umana.

Grazie alla proficua cooperazione tra i diversi stakeholders della Sanità Pubblica Regionale di cui si avvale il Piano - l’IZSM, la UOD regionale Prevenzione e Sanità Pubblica Veterinaria, il Centro di Riferimento di Igiene Urbana Veterinaria, il Dipartimento di Medicina Veterinaria e Produzioni Animali dell’Università di Napoli Federico II - è stato possibile individuare il caso di positività all’inizio dell’annata venatoria, inaugurata appunto lo scorso primo ottobre, allertare da subito l’opinione pubblica circa la presenza del parassita sul territorio. La diagnosi precoce svolta sul campione inviato dai cacciatori all’IZS del Mezzogiornoha permesso di fatto di abbattere il rischio di infestazione per i consumatori.

Ad oggi, in Campania, è emerso un totale di undici casi di isolamento di larve di Trichinella britovi: tre in volpi rosse, quattro in lupi e quattro in cinghiali. Quest’ultimo isolamento è particolarmente interessante poiché tiene alta l’attenzione sui possibili rischi perla salute umana che possono derivare dal consumo di salumi, insaccati e/o carni crude o poco cotte ottenute da cinghiali non sottoposti ai regolari controlli sanitari secondo i criteri di legge. Grazie anche all’attività del neonato Osservatorio Faunistico Venatorio Regionale, incardinato nell’IZS del Mezzogiorno, si è rafforzata la rete di epidemio-sorveglianza della regione Campania con un costante e capillare monitoraggio della circolazione della Trichinella spp., così come dei tanti patogeni che albergano nella fauna selvatica e che, sempre più spesso, rappresentano un potenziale rischio sanitario per i consumatori di selvaggina poco consapevoli ed attenti.

L’interconnessione tra la salute umana e la salute animale è da anni la linea operativa alla quale orientiamo il nostro lavoro. Il monitoraggio delle specie selvatiche, la ricerca e l’analisi preventiva delle zoonosi rappresentano i cardini di una sanità pubblica che non solo punta a garantire salute, ma anche a rendere più informato il consumatore. Oggi, infatti, una delle più importanti sfide è un consumo consapevole degli alimenti, conoscere i rischi e le buone pratiche, dall’acquisto al trasporto, alla preparazione e al consumo del cibo.

Di seguito utili consigli per i cacciatori e i consumatori di carne di cinghiale:

-          è importante richiedere il test per accertare la presenza di Trichinella nelle carni dei cinghiali abbattuti a caccia attraverso la rete dei Medici Veterinari convenzionati per le attività del Piano e quelli delle AA.SS.LL. operanti sul territorio campano, stressando l’importanza di testare tutti i capi abbattuti;

-          le carcasse degli animali abbattuti sul campo di caccia non vanno eviscerate, ma trasportate in un’area appropriata (la cosiddetta “casa di caccia”) che dovrà, poi, essere ripulita da ditte specializzate allo smaltimento di rifiuti speciali, raccogliendo visceri, organi, pellame e frattaglie;

-          è indicato non abbandonare sul campo di caccia le carcasse delle volpi abbattute, ma consegnarle ai Servizi veterinari ASL/UNINA/IZSM, al fine di svolgere ulteriori ricerche e provvedere ad un adeguato smaltimento;

-          prima di aver ricevuto esito negativo del test per Trichinella spp. da parte dell’IZSM, è prudente non consumare le carni di cinghiali abbattuti a caccia;

-          le carni e prodotti a base di carne di cinghiale vanno mangiati solo dopo adeguata cottura, ovvero almeno 70°C a cuore del prodotto per tre minuti, controllando con un termometro la temperatura interna registrata;

-          si consiglia, inoltre, di rispettare il cosiddetto “tempo di riposo”, ovvero di attendere tre minuti dalla cottura del prodotto previo consumo (tempo che permette al calore di continuare a devitalizzare le larve residue eventualmente presenti nelle carni appena cotte);

-          è importante, non alimentare i suini o altri animali domestici con i residui della macellazione della selvaggina.

 

*U.O.S. Fauna Selvatica e Osservatorio Faunistico Regionale, Dipartimento di Sanità Animale, IZSM