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Le sette vite del gatto

di Barbara Lamagna

Nella suggestione popolare, al gatto viene attribuita una capacità straordinaria di sopravvivere agli eventi traumatici. Questa credenza deriva probabilmente dalla convinzione, diffusasi nel Medioevo, che esso rappresentasse la reincarnazione delle streghe. È nata così, in molti Paesi, la tradizione secondo la quale questa specie possegga sette vite. Del resto il sette, secondo la dottrina Pitagorica rappresentava l’incontro tra l’umano e il divino, quasi un simbolo di santità. La cultura anglosassone attribuì al gatto addirittura nove vite: anche il nove era un numero sacro, perché rappresentava la reincarnazione.

Probabilmente a questa credenza, hanno contribuito le eccellenti doti di equilibrio del gatto, come anche la sua natura particolarmente spericolata, tale da sfidare a volte le leggi fisiche e altezze significative. Inoltre, è noto che il gatto ogni volta che cade riesca sempre a girarsi e ad atterrare sulle zampe, garantendosi l’incolumità. Queste (feline) capacità sono però in parte da smentire o, quantomeno, ridimensionare! Occorre infatti precisare che l’equilibrio del gatto non è infallibile: in letteratura scientifica è ben descritta la Feline high-rise syndrome, diffusa nelle più diversificate aree urbane. Le cause di questa sindrome vengono fatte risalire a distrazione nel gioco o nella cattura di insetti o uccelli, o semplicemente a fenomeni di ‘piede in fallo’. In questi casi un gatto subisce lesioni, cadendo nel vuoto da un balcone o da una finestra, perché saltando scivola o perde l’equilibrio a causa di una raffica di vento, di qualcosa che li spaventa o di un calo di concentrazione.

Altro oggetto di studio è la correlazione esistente tra l’altezza dalla quale il soggetto precipita e le lesioni riscontrate. Perché, purtroppo, questo è il secondo dato deludente per gli estimatori dei gatti: i nostri amici cadono da finestre, cornicioni e balconi e quando cadono non è vero che restano incolumi. Sono descritte lesioni gravi quando le cadute si verificano da altezze superiori al primo piano (es. fratture in varie sedi, trauma toracico, trauma facciale, rotture di vescica o di pancreas, lacerazioni diaframmatiche, shock) e, in alcune occasioni, il 5% non riesce a sopravvivere.

Ma è vero che il gatto ‘cade sempre in piedi’? Anche questo è da smentire, almeno in parte, in quanto studi epidemiologici dimostrano che, quando precipita da un’altezza fino al settimo piano (di nuovo il numero sette!), il felino non raggiunge la massima velocità di caduta e posiziona gli arti estesi, mentre quando l’altezza supera il settimo piano, raggiungendo quindi la massima velocità, impatta il suolo disponendo gli arti orizzontalmente.

Questo determina la differenza di localizzazione delle lesioni subite dal nostro sfortunato amico a quattro zampe.

Nel dubbio, faremmo bene a chiudere le finestre!

Foto Stanislao De Rosa