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Fauna selvatica in pericolo: come intervenire?

di Adriano Minichino*

La progressiva antropizzazione aumenta sempre di più la convivenza tra fauna selvatica e uomo. Capita sempre più di frequente che, in pieno ambiente urbano, durante una passeggiata in campagna, in un bosco o anche al mare, ci si possa imbattere in un animale selvatico in apparente stato di difficoltà e spesso la domanda è: cosa possiamo fare?

Prima regola: non improvvisare!
La Legge n. 157 del 1992 dichiara la fauna selvatica come “patrimonio indisponibile dello stato” per cui è vietato detenere fauna selvatica da parte di privati cittadini o centri non autorizzati. Chiunque abbia soccorso un animale selvatico deve rivolgersi al più presto ai centri di recupero autorizzati: i CRAS (Centro Recupero Animali Selvatici).

Chi contattare?
In Regione Campania è attivo un numero verde regionale per il Pronto Soccorso Veterinario 800 178 400 dove è possibile segnalare la presenza di animali senza padrone feriti compresa la fauna selvatica. Il servizio è attivo 24 ore su 24, 7 giorni su 7. Nel lasso di tempo che intercorre tra la raccolta e la consegna al Centro di Recupero, l’animale deve essere lasciato il più possibile tranquillo: manipolarlo, nutrirlo o curarlo può essere pericoloso e provocare più danni che benefici.

Quando intervenire?
Prima di raccogliere un animale è fondamentale osservarlo adeguatamente a distanza; i pulli, cioè i piccoli, di molte specie di uccelli hanno atteggiamenti nidifughi (merli, galliformi), abbandonano spontaneamente il nido quando ancora non sono in grado di volare bene e continuano ad essere nutriti a terra dai genitori, comportamento che avviene comunemente anche nel gabbiano reale in ambiente urbano; i cuccioli di cervidi sembrano apparentemente abbandonati tra la vegetazione dalla madre che invece volontariamente si allontana dal cucciolo controllandolo a distanza. In questi casi il prelievo o anche il solo contatto sarebbe un errore gravissimo!

Molte specie vivono e si sono adattate in ambiente urbano, non basta quindi la presenza nei “paraggi” di automobili o animali domestici per definire una situazione rischiosa, ma l'intervento va effettuato solo nel caso di imminente pericolo (se l’animale, ad esempio è tra le “grinfie” di un gatto).

Primo soccorso
È indispensabile indossare guanti e/o usare un telo con cui coprire gli animali durante la cattura. Facendo la massima attenzione si cerca di immobilizzare il corpo; nel caso degli uccelli, le ali e le zampe. Per il trasporto vanno posti in una scatola di cartone robusta, forata sui lati e chiusa in modo adeguato al fine di evitarne l’apertura accidentale. Evitare di mettere nella scatola qualsiasi tipo di tessuto o recipiente, non somministrare né acqua né cibo e consegnare nel più breve tempo possibile l’animale presso il CRAS.

Il CRAS “Federico II” di Napoli
Il CRAS “Federico II” è il centro dedicato al recupero e alla riabilitazione degli animali selvatici del Dipartimento di Medicina Veterinaria e Produzioni Animali dell’Università degli Studi di Napoli Federico II. Nasce nel 2010 dalla cooperazione di tre enti: Dipartimento di Medicina Veterinaria e Produzioni Animali, ASL Napoli 1 Centro e Istituto Zooprofilattico Sperimentale del Mezzogiorno. Il centro accoglie la fauna selvatica proveniente dall’intero territorio regionale. Ogni anno, il CRAS accoglie circa 2500 animali appartenenti a oltre 130 specie diverse, principalmente uccelli, mammiferi e rettili. Le cause di ricovero principali sono traumi, infezioni, intossicazioni e stati di denutrizione. Nei mesi primaverili ed estivi si assiste a un aumento dei ricoveri di animali orfani o presunti tali.

In un mondo in cui la convivenza tra uomo e fauna selvatica diventa sempre più complessa, la responsabilità collettiva assume un'importanza centrale nel proteggere e preservare il delicato equilibrio della vita sulla Terra. La sensibilizzazione e l'educazione pubblica giocano un ruolo fondamentale in questo sforzo.

*Medico Veterinario, Dottorando in Scienze Veterinarie

In foto esemplare di biancone (Circaetus gallicus, Gmelin 1788) recuperato dal CRAS "Federico II". Foto di Rosario Balestrieri