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Caffè, il segreto del benessere: tra storia e salute

di Silvia Trombetti* e Luana Izzo**

Il caffè ha origini antichissime, tanto da rendere controversa la storia della sua scoperta. C’è chi pensa che sia originario dell'antica regione di Kefa, in Etiopia. La leggenda narra che un pastore notò che le sue capre si comportavano in un modo piuttosto strano: erano particolarmente frenetiche dopo aver mangiato delle bacche rosse di un piccolo arbusto a foglia larga. C’è chi invece racconta che tutto ebbe inizio intorno al 1600 grazie al musicologo romano Pietro Della Valle che, durante un suo viaggio avventuroso nella Terra Santa, ebbe il piacere di assaporare una bevanda speciale chiamata kahve e che al suo ritorno, il giovane abbia introdotto il caffè a Napoli. Il re Gustavo III di Svezia dimostrò al mondo che questa bevanda non era nulla di velenoso: si dice che firmò una condanna a morte da eseguire mediante somministrazione di caffè e che, nonostante le dosi elevate, i due colpevoli fossero vissuti più di ottanta anni. Da allora il caffè si diffuse ovunque e i consumatori diventarono milioni sia in Europa che in America. Il 1700 e il 1800 furono l'epoca d'oro della bevanda e si aprirono numerose botteghe di "Coffee" dove ci si incontrava per discutere di politica, attualità e pettegolezzi.

La pausa caffè è considerata un momento conviviale, molte persone ritrovano nel caffè una necessaria abitudine, e c’è chi invece lo beve solo per passare del tempo di qualità insieme ad un amico. Ogni nostro connazionale consuma circa due tazzine al giorno di caffè (Area Studi Mediobanca, 2023); a livello globale è una delle bevande più consumate con una differente distribuzione nei vari paesi.

Ma quali i rischi per la salute? Sorprendentemente, i benefici sono superiori ai rischi, infatti l’associazione del consumo abituale di caffè con un minor rischio di malattie, come il diabete mellito di tipo 2, malattie epatiche croniche o con una ridotta mortalità, è stata confermata da molti studi. Il meccanismo molecolare non è ancora del tutto conosciuto. I componenti bioattivi del caffè - predominanti sono gli acidi clorogenici - hanno dimostrato avere anche capacità neuroprotettive che riducono il declino di malattie neurodegenerative e il rischio di sviluppare Alzheimer e Parkinson (1, 2). La caffeina, la più nominata e conosciuta molecola, ha effetti sul sistema nervoso. È noto da tempo, infatti, che essa riesca ad aumentare la vigilanza e abbreviare i tempi di reazione. Occorre tuttavia sottolineare che la stanchezza non può essere annullata da tazzine di caffè e che, d’altro canto, un consumo eccessivo può destabilizzare il riposo notturno (3). L’Agenzia Europea per la Sicurezza Alimentare (EFSA) ha pubblicato di recente un parere scientifico sulla sicurezza della caffeina, concludendo che il consumo di caffeina non è dannoso se consumato a livelli di 400 mg al giorno, circa 4 tazzine di caffè.

Inoltre, uno studio pubblicato sulla rivista Antioxidants ha mostrato che in una linea cellulare di cancro del colon umano (HT29) l’esposizione allo scatolo (sostanza chimica corrispondente al β-metilindolo) induce stress ossidativo e il rilascio di molecole infiammatorie e che il trattamento con diversi tipi di caffè è in grado di ridurre lo stato infiammatorio e lo stato di stress ossidativo (4). La pubblicazione scientifica evidenzia come il tipo di preparazione del caffè può avere un differente ruolo nel livello di protezione delle cellule: il caffè espresso ha dimostrato avere una maggiore attività antiossidante inibitoria della disbiosi intestinale.

Oltre ai vantaggi terapeutici, concedersi una tazzina di caffè ha un ottimo impatto psicologico, migliorando il nostro umore e generando un positivo effetto a livello sociale. Ad ogni modo è importante che il caffè segua sempre la regola delle 3C: Caldo, Comodo e Carico. Si beve caldo, anzi bollente, in modo da lasciar sprigionare le sue migliori qualità aromatiche. Comodo, perché non si deve avere fretta. Carico di gusto, perché deve racchiudere l’energia di un’intera giornata.

Fonti:

1)      Herden L, Weissert R. The effect of coffee and caffeine consumption on patients with multiple sclerosis-related fFatigue. Nutrients. (2020). 12(8):2262.

2)      Blum et al. in Coffee: Consumption and Health Implications, ed. A. Farah and A. Farah, The Royal Society of Chemistry (2019). Pp. 196-210.

3)      van Dam et al. Coffee, caffeine, and health. New England Journal of Medicine 383.4 (2020). 369-378.

4)      Castaldo et al. Effect of Different Coffee Brews on Tryptophan Metabolite-Induced Cytotoxicity in HT-29 Human Colon Cancer Cells. Antioxidants 11.12 (2022): 2458.

*Discente Master I livello in ‘Divulgazione Scientifica e Comunicazione nella Salute Pubblica’

**Ricercatore di Chimica degli Alimenti, Dipartimento di Farmacia UNINA