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La volatilità dei mercati internazionali e la sopravvivenza della zootecnia

di Fabian Capitanio

L’accresciuta volatilità dei prezzi delle commodity agricole ed energetiche sui mercati internazionali, con il picco dei prezzi raggiunto nel I trimestre del 2022, ha aperto un forte dibattito sulle ricadute per il benessere delle aziende del settore agricolo, in primo luogo zootecniche, ovvero sulle possibilità di un intervento pubblico capace di mitigare tali effetti indesiderati.

I temi in discussione introducono alcuni quesiti: Siamo testimoni dell’inizio di un nuovo regime di prezzi per le commodity agricole più volatile e, forse, più alto? La recente crisi del biennio 2021/2022 è un evento sporadico legato essenzialmente alla speculazione di mercato e al conflitto Russia-Ucraina e non all’effettivo andamento di domanda e offerta? La crisi sui mercati delle derrate agricole è il risultato finale di una crisi economico-finanziaria dell’intero sistema mondiale? La mancanza di regolamentazione dei mercati finanziari e la globalizzazione degli stessi mercati ha avuto un impatto decisivo su tale andamento e genererà andamenti imprevedibili in futuro?

La risposta a queste domande può avere evidentemente ripercussioni importanti in termini di intervento pubblico. Altrettanto vera è la difficoltà di poter rispondere in modo esaustivo.

In un contesto caratterizzato da incertezza, ci sono però alcuni aspetti che è possibile fissare; nel I trimestre del 2022 abbiamo assistito a forti tensioni sul mercato delle commodity, innescate anche dal ruolo decisivo che l’incertezza gioca sugli scenari dell’approvvigionamento alimentare. Viviamo uno straordinario picco dei prezzi delle materie prime che ha peggiorato anche le condizioni di vita delle fasce più deboli della popolazione mondiale, limitando in alcuni casi l’accesso a risorse indispensabili quali cibo e energia.

L‘impennata dei prezzi sperimentata in questo arco temporale è stata la più pronunciata degli ultimi decenni per intensità e durata[1], superiore anche ai picchi registrati nel biennio 2007-2008 e nel 2011. Uno degli aspetti che interessa da evidenziare riguarda gli andamenti dei prezzi, pressoché identici, di cereali, petrolio e zucchero. Tale omogeneità non deve sorprendere: le quotazioni di tutte le commodity si formano prevalentemente nelle borse merci. I mercati, oltre a rappresentare uno dei più importanti ambiti in cui gestire i rischi connessi alla volatilità dei prezzi, hanno anche la funzione di catalizzare le aspettative dei traders rispetto all’andamento dell’economia. Risulta, quindi, evidente come la percezione dell'incertezza si trasferisca su tutte le negoziazioni delle commodity. Per il settore primario, congiuntamente al picco dei prezzi del I trimestre 2022, gli indici dei prezzi di alcuni comparti agricoli confermano le tendenze aggregate per settori, ovvero la presenza di forti tensioni sui prezzi nel biennio menzionato per i comparti zootecnici e dei prodotti caseari. Tale eventualità proietta bruscamente anche questi comparti nella necessità di dover adeguare le proprie strategie produttive e manageriali. La zootecnia, come il resto del settore primario, dovranno sempre più rapidamente familiarizzare con strumenti finanziari e mutualistici, peraltro introdotti e sussidiati dalla Politica Agricola Comune già nella Programmazione 2014-2020, per migliorare la propria resilienza economica. Contrariamente, una larga parte di esse, e una larga parte di storia dei territori rurali italiani, cesseranno di esistere. 



[1] In termini reali, il picco dei prezzi raggiunto nel I Trimestre 2022 è superiore anche al livello toccato negli anni ‘70 in corrispondenza della crisi petrolifera.