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Cambiamenti climatici e malattie infettive: il pericolo delle pandemie future

di Giuseppe Iovane

Le esperienze degli ultimi anni ci hanno dimostrato che i cambiamenti climatici predispongono la diffusione di nuovi patogeni che in un mondo globalizzato possono velocemente ritrovarsi in ogni parte della Terra. Inoltre, possono essere fattori predisponenti del riemergere di vecchie malattie ritenute oramai scomparse. Un grande contributo è dato dalla circolazione di insetti vettori, che hanno trovato condizioni climatiche ideali per la loro diffusione e che svolgono quasi sempre un ruolo attivo. Tra i patogeni più importanti che si sono affacciati alle nostre latitudini certamente vi sono, il virus dell’Influenza, quello dell’Epatite E, della West Nile, la Chikungunya fever, la Dengue e il virus Zika.

Tra le più rilevanti problematiche del riscaldamento del pianeta vi è l’introduzione da aree tropicali di vettori del tipo Aedes o Culicoides, responsabili di trasportare nuove malattie che un tempo venivano considerate sconosciute. Un esempio, che si sovrappose alla “influenza del pollo” del 2005 sostenuta dal ceppo H5N1, fu l’ingresso in Italia del virus Chikungunya. Agente di malattia tipicamente africana ed infatti in lingua “makonde” significa “ciò che contorce” riferendosi alle artralgie che provoca. Questa malattia è limitata ad una stretta circolazione tra zanzare aedes e primati in Tanzania, si suppone che abbia eseguito il salto di specie attraverso il contatto diretto con l’uomo. La malattia è entrata in Italia con un viaggiatore che, provenendo dall’India febbricitante il 23 giugno 2006, arrivò in Emilia-Romagna un giorno dopo. Potrebbe essere stata poi la zanzara tigre, l’Aedes albopictus, già adattata nei territori bolognesi, a diffondere il virus in circa 300 persone. Basti ricordare che il vettore è ritenuto responsabile di trasferire circa 20 malattie infettive ed è pervenuto in Italia negli anni 80 proveniente dal Continente Africano con il commercio di pneumatici, adattandosi al clima caldo umido e mite italiano.

Un’altra delle malattie più gravi trasmesse da Aedes albopictus e da zanzare Culex pipiens è la febbre del Nilo o West Nile, che è stata segnalata per la prima volta in Italia nel 2008 per poi diventare endemica. La patologia si manifesta nell’uomo con una sintomatologia di tipo influenzale benigna ma a volte, nell’1-2% dei casi, può manifestarsi con forme neuromeningee ad exitus infausto. Questa malattia si manifesta anche negli equini e negli avicoli con forme che sono di tipo nervose e, come l’uomo, vengono tutti considerati ospiti terminali od aberranti in quanto normalmente il ciclo di questo Flavivirus si svolge tra insetti vettori e uccelli. Purtroppo, il virus si trasferisce anche per via ematica e quindi diventa pericoloso negli emotrasfusi e nelle partorienti.

Da tempo in Italia è stato attivato un sistema di sorveglianza verso queste malattie trasmesse da zanzare che negli ultimi anni, grazie al riscaldamento del pianeta, hanno conquistato interi Paesi, tra queste vi sono oltre la Chikungunya, la Dengue e la malattia da Zika.

In genere vengono considerate tutte di natura incursiva, cioè isolate o diagnosticate da viaggiatori provenienti da Paesi con malattia in atto, ma la presenza in Europa di vettori come Aedes albopictus e aegypti preoccupano per la loro endemizzazione. Queste malattie sono ancora più pericolose in individui immunodepressi o in categorie a rischio, quali bambini ed anziani. La Dengue è capace di determinare patologie multiple e rientra nelle malattie emorragiche con febbre e piastrinopenia grave. La malattia essendo sostenuta da più ceppi virali diversi, non cross-reagenti, non ci permette di avere un buon vaccino che possa coprire tutte le forme virali, anzi vaccinando verso una variante si sono evidenziate forme cliniche più gravi se si verifica una nuova infezione, come se la malattia nel soggetto vaccinato ne venisse favorita (fenomeno dell’Enhancement).

Alcuni danni diretti, del riscaldamento della Terra, sono le precipitazioni copiose che in alcuni Paesi hanno determinato gravi alluvioni che, tra l’altro, hanno comportato la circolazione di virus tellurici-idrici come quello dell’Epatite E, identificato per la prima volta a New Delhi, nel 1955, in 29000 casi umani. Questo Hepevirus, che causa 50.000 casi mortali all’anno, si trasmette per via ematica, alimentare e perinatale. Ha sintomi simili a tutte le epatiti, quali ittero, epatomegalia ma determina anche aborti e parti prematuri. Le carni più a rischio sono quelle dei suini, e la capacità di contaminazione crociata prima della cottura è possibile ed ampiamente descritta.

Molti aspetti dei cambiamenti climatici e dell’avvento di tante malattie emergenti e riemergenti dipendono dalle nostre scelte future. Spetta a noi salvaguardare la biodiversità, evitare l’eccessivo sfruttamento degli animali e dei terreni a discapito delle foreste. Dovremmo anche modificare il nostro stile di vita.

È necessario studiare la circolazione degli agenti patogeni con animali sentinella, per poter comprendere la diffusione di agenti patogeni emergenti e perfezionare le strategie di sorveglianza favorendo sempre di più la interazione tra Medicina Umana e Medicina Veterinaria.