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Covid-19, nuovo allarme dalla Cina

di Giovanni Di Guardo*

Alle misure draconiane finalizzate al contenimento della diffusione di SARS-CoV-2 - il famigerato betacoronavirus responsabile della Covid-19, che ha sinora mietuto quasi sette milioni di vittime su scala globale secondo i dati ufficiali diramati dall'Organizzazione Mondiale della Sanità - ha fatto seguito l'adozione, da parte della Cina, di una politica diametralmente opposta a quella che il mondo anglofono definisce "zero Covid strategy".

Quanto sopra, la cui "vis a tergo" è stata rappresentata dalle vibranti proteste della popolazione cinese, da mesi assoggettata a una vita di continui e perduranti "lockdown", si è tradotto in una drammatica escalation dei casi d'infezione da SARS-CoV-2, molti dei quali gravi e ad esito fatale soprattutto negli anziani. Colpa soprattutto del ridotto tasso di immunizzazione della popolazione, peraltro conseguito mediante l'utilizzo di vaccini non particolarmente efficaci se confrontati con quelli basati sulla tecnologia dell'mRNA, impiegati nel resto del mondo.

In questi tre anni di pandemia abbiamo acquisito molte conoscenze sul virus e sulle sue complesse e articolate traiettorie e dinamiche d'interazione sia con gli esseri umani che con gli animali. Sappiamo, in proposito, che più il virus replica nelle nostre cellule, più è facile attendersi la comparsa di varianti altamente diffusive quali la omicron (con le sue numerose sottovarianti quali Centaurus, Chiron, Gryphon, Cerberus e la nuova, contagiosissima Kraken) o patogene quali la delta. Nello specifico, ad ogni ciclo replicativo del virus, il cui ingresso nelle cellule avverrebbe tramite il recettore ACE-2, si verificherebbe un evento mutazionale ogni 10.000 basi azotate duplicate.

Almeno una trentina sarebbero poi le specie animali domestiche e selvatiche suscettibili - seppure con diversi livelli d'intensità - all'infezione da SARS-CoV-2, alcune delle quali - visone e cervo a coda bianca (Odocoileus virginianus) - sarebbero risultate altresì capaci di "restituire" il virus all'uomo in forma mutata (varianti Cluster 5 e B.1.641, rispettivamente).

Come accade per almeno il 70% degli agenti responsabili di malattie infettive emergenti, anche il virus SARS-CoV-2 trarrebbe inoltre la propria origine dal mondo animale (con ogni probabilità da pipistrelli del genere Rinolophus), al pari sia di SARS-CoV che di MERS-CoV, i due betacoronavirus che ne hanno preceduto la comparsa, rispettivamente identificati per la prima volta nel 2002-2003 e nel 2012 (Casalone e Di Guardo, 2020).

Si deduce pertanto che la corretta gestione di questa delicata fase della pandemia, ancora una volta di matrice cinese, richiederebbe un approccio olistico, multidisciplinare e "scientific evidence-based", in ossequio al principio dellacOne Health, la salute unica di uomo, animali e ambiente. In tal senso quanto sarebbe risultato prezioso, in un siffatto contesto - oltre che nella complessa gestione di tutte le evenienze epidemiche e pandemiche con cui l'umanità si dovrà confrontare nel prossimo futuro -, il supporto di un organismo quale il "Comitato Tecnico-Scientifico" (popolarmente noto con l'acronimo CTS), che è stato colpevolmente dismesso dopo due soli anni di vita, mentre si sarebbe dovuto al contrario consolidare e potenziare lo stesso cooptando al proprio interno almeno un Medico Veterinario, come ho già avuto modo di sottolineare a suo tempo sul prestigioso British Medical Journal) (Di Guardo, 2021).

Errare Humanum est, Perseverare autem Diabolicum!

Casalone C., Di Guardo G. CoVID-19 and Mad Cow Disease: So Different Yet so Similar. Science 2020. https://science.sciencemag.org/content/368/6491/638/tab-e-letters 

Di Guardo G. No veterinarians (yet) on the Italian covid-19 scientific committee. BMJ. 2021. Jul 14 374: n1719. doi: 10.1136/bmj.n1719.

*Già Professore di Patologia Generale e Fisiopatologia Veterinaria presso la Facoltà di Medicina Veterinaria dell'Università degli Studi di Teramo