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Divulgare la Scienza: quanto è difficile parlare facile!

Aniello Anastasio
Direttore Dipartimento di Medicina veterinaria e Produzioni animali

“Divulgare la Scienza: quanto è difficile parlare facile” è una frase presa in prestito da uno dei più grandi divulgatori scientifici della nostra epoca, Piero Angela, sottolineando quanto sia oggi complicato semplificare alcuni concetti, soprattutto quando si parla di Scienza.

Un buon divulgatore scientifico deve rendere accessibile l’informazione al maggior numero possibile di persone, esporre concetti in modo non tecnico e fare in modo che il suo target di riferimento (di solito i cittadini) codifichino il messaggio grazie a un linguaggio comune, chiaro, semplice e diretto.

Se non è comprensibile, la divulgazione scientifica non serve a nulla!

La sua finalità è quella di informare il grande pubblico degli sviluppi o delle acquisizioni che la Scienza sta compiendo. È importante aggiornare la collettività soprattutto in corso di emergenze sanitarie, come una pandemia, far comprendere la rilevanza, non solo applicativa, di molte ricerche e la loro ricaduta sulla società e sulla vita di tutti i giorni.

La Scienza, quindi, deve rinunciare a spiegazioni settoriali e specialistiche, diffondere conoscenza, creare curiosità, raccontare scoperte, dialogare con la comunità tutta.

Nelle sue Lezioni americane (pubblicate nel 1988), Italo Calvino individua cinque regole sempre valide per chi si occupa di divulgazione:

- leggerezza (e non superficialità!): scrivere con vivacità sollevando il pensiero verso orizzonti più ampi

- rapidità: contrarre o dilatare il tempo, suscitando nel destinatario il desiderio di ascoltare

- esattezza: usare un lessico preciso e cristallino, riportando il corretto e il verificato

- visibilità: rendere visivamente le emozioni, evocando immagini nell’interlocutore

- molteplicità: produrre una visione plurima, rendendo la comunicazione più efficace.

Nel nostro paese la divulgazione scientifica è un settore ancora in crescita e in via di definizione. Un ambito nel quale i giornalisti non hanno tutte le necessarie competenze e per il quale servono i ricercatori e i docenti. Quest’ultimi però non devono semplicemente conoscere l’argomento di cui si occupano, ma devono oggi essere in grado di veicolarlo in concetti semplici e accessibili a tutti. Non è più tempo di una Scienza unidirezionale, ma di un contesto nel quale spieghiamo alla società civile il significato delle nostre ricerche.

La Scuola di Agraria e Medicina veterinaria dà il proprio contributo alla corretta divulgazione scientifica attraverso ‘Un mondo di Bufale’, una rubrica che ormai da quasi due anni si impegna non solo a sfatare le fake news, ma anche a divulgare in modo semplice risultati scientifici e informazioni riguardanti la salute dell'uomo, degli animali e dell'ambiente. In questo contesto si inserisce il public engagement, che l'Università svolge nell'ambito della Terza Missione. Un ruolo fondamentale affinché la comunità non solo scientifica possa usufruire dei risultati di una ricerca seria, basata sul rigore del metodo scientifico che mira a essere divulgata correttamente.