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L’illusione dell’informazione

di Raffaella Monia Calia (Dipartimento di Scienze Sociali UNINA)

Da venerdì 13 novembre la nostra regione è “zona rossa” e tale evento, oltre ad aver causato ansie e preoccupazioni per i cittadini, ha generato anche un senso di generale sfiducia. L’emergenza pandemica COVID-19 che ci sta interessando da mesi, sta richiedendo una riorganizzazione, in progress, dei tempi personali e lavorativi, e, a livello governativo, delle misure e politiche di welfare.

In questo scenario un ruolo fondamentale è rivestito dalla tecnologia, dal digitale, che fa sì, ad esempio, che le nostre scuole ed università siano entrate in casa, attraverso uno schermo, in una sorta di compenetrazione virtuale tra spazio pubblico e privato. Tale possibilità mette, naturalmente, ancora più in luce tutte le difficoltà di quelle fasce della popolazione più deboli ed escluse dai processi della conoscenza, rinnovando problematiche tipiche del digital divide.

In tale situazione di incertezza si è assistiti al proliferare di bufale e fake-news, soprattutto sui social media, che hanno diffuso teorie complottiste, cure improbabili, decreti finti e scoperte di mentiti vaccini, ingenerando ancora più confusione e ansie, soprattutto tra i soggetti più a rischio di manipolazione. La “sospensione” a cui siamo chiamati per la seconda volta, infatti, se, in alcuni casi, aggrava diseguaglianze e disagi pregressi, dall’altro, evidenzia, inevitabilmente, anche il valore delle risorse culturali e personali di cui possiamo disporre.

Questa tendenza si replica pure a livello istituzionale, sottolineando le carenze strutturali del nostro sistema di welfare,
ed imponendo una riorganizzazione politi-ca immediata, per far fronte alle necessità impellenti del nostro Bel Paese. Allo stesso tempo, però, lo “stato di pandemia” ha mostrato anche l’indubbio valore della scienza, del progresso e della tecnica e delle nostre più avanzate biotecnologie e l’afflato inclusivo che contraddistingue l’assetto istituzionale del nostro Paese.

Nell’esperienza attuale, il collasso di certe supposte verità scientifiche (supposte, in effetti, più dalla retorica, che dalla scienza stessa, la quale, quando è tale, si nutre, invece, di incertezza ed approssimazione) così come la frustrazione, derivata dallo stupore e dallo sgomento che ha generato una così spaventosa ed imprevedibile evenienza, hanno gettato l’individuo in una situazione di sconforto. Timori nevrotici e vere e proprie fissazioni (certo non di carattere del tutto isterico) relative all’eventualità, peraltro plausibile, di un contagio imminente ed immanente, hanno accorciato, in tal guisa, la distanza immaginativa che ci separava dalla morte.

La diffusione di informazioni veritiere, attraverso una comunicazione chiara, coerente e positiva, da parte delle expertises, ed il contrasto di dinamiche di disinformazione e di diffusione di fake-news, potranno, insieme alle altre necessarie misure di sostegno sociali ed economiche - e soprattutto ad efficaci cure sanitarie - restituire fiducia ai cittadini e rinsaldare quel legame sociale, ad oggi così irrimediabilmente compromesso.


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