di Manuela Gizzarelli
Nel corso dei secoli il rapporto uomo-animale si è costantemente evoluto, assumendo differenti sfaccettature scandite da periodi storici, necessità, influenze religiose, culturali, sociali. Gli animali non hanno mai avuto l’esclusivo fine “produttivo” agli occhi degli uomini, sebbene questo sia sempre stato un aspetto determinante ed essenziale, ma spesso la convivenza interspecifica ha assunto caratteri diversi, improntata sul mutuo vantaggio, oppure sul fatto che sovente gli individui hanno sviluppato interesse e fascinazione per il mondo animale. Al rafforzarsi di tale legame, e con il progredire delle conoscenze e tecnologie a disposizione, si è associato il parallelo sviluppo di tutta una serie di discipline volte, tra l’altro, a garantire cura e benessere degli animali, e che sono sfociate nella moderna Medicina Veterinaria.
Quando l’imperatore Federico II di Svevia fondò la prima università statale del mondo, non erano ancora previsti corsi di studi in ambito veterinario, cosa che sarebbe accaduta secoli più avanti, eppure numerose sono le documentazioni che attestano già a quei tempi l’interesse dello stesso sovrano nei confronti del mondo animale. Secoli dopo a Napoli nacque la ‘Reale scuola superiore di Medicina Veterinaria’, voluta da Ferdinando IV, e in qualche modo la tradizione laica e gli intenti di ampio respiro dell’illustro fondatore dell’Università federiciana furono mantenuti, sebbene l’obiettivo principale fosse la cura dei cavalli provenienti dai reggimenti di cavalleria.
Successivamente la Scuola si è ampliata, sia per quanto ha riguardato il corpo docenti, che le discipline trattate e le specie animali studiate, fino ad arrivare all’attuale Dipartimento di Medicina Veterinaria e Produzioni Animali. Un esempio su tutti di tale crescita può essere rappresentato da quanto avvenuto per le scienze mediche: già a partire dal 1875, grazie all’apporto fornito dal Prof. Pietro Oreste, considerato a quei tempi uno dei più illustri clinici medici, si è assistito ad uno sviluppo di branche come la Semeiologia e la Metodologia Clinica, Malattie Infettive e Terapia Medica, portando il settore della Patologia e Clinica Medica Veterinaria in avanti nella ricerca e didattica. Il Prof. Oreste, tra i suoi innumerevoli contributi, va ricordato anche per la stesura di diversi trattati e l’istituzione di uno dei primi laboratori di batteriologia in Italia.
L’impulso alla ricerca è progredito grazie all’avvicendarsi di diverse figure eminenti - tra cui il Prof. Luigi Sani - fino ai tempi moderni, in cui gli interessi si sono ampliamente diversificati, andando, se solo vogliamo considerare la medicina degli animali da compagnia, dallo studio di patologie trasmesse da vettori, ai disturbi endocrino-metabolici, alle patologie cardiache, all’immunopatologia. Anche per le attività cliniche tantissima strada è stata fatta rispetto agli inizi, quando nelle prime infermerie venivano visitati e trattati esclusivamente i cavalli, utilizzando come unico ausilio i riscontri ottenuti ad un esame clinico, rispetto alle ampie possibilità diagnostiche e terapeutiche moderne. Negli anni le strutture si sono evolute, fino ad arrivare all’attuale Ospedale Veterinario Universitario Didattico (OVUD), grazie al quale è possibile fornire cure di alto livello di specializzazione a tante specie animali, dagli equidi e gli animali da reddito, agli esotici e a quelli da compagnia. Proprio per quanto riguarda questi ultimi, la ricerca scientifica e la costante crescita hanno consentito di acquisire sempre maggiori competenze in materia di diagnosi e terapia di tantissime patologie, fornendo servizi specialistici, alcuni tra tanti: l’unità di Cardiologia, il Centro Leishmaniosi, l’unità di Neurochirurgia, l’Oncologia.
In più, l’acquisizione di nuove strumentazioni sia per la diagnostica per immagini, che per l’esecuzione delle indagini di laboratorio, l’implementazione delle tecniche chirurgiche, e il rafforzamento della terapia intensiva, hanno permesso di creare una struttura al passo con la moderna medicina veterinaria e che permette di fornire non solo un servizio di assistenza incentrato alla salvaguardia della salute e del benessere dei pazienti, ma che non dimentica la sua anima didattica, consentendo agli studenti di acquisire competenze pratiche che vengono implementate durante tutto il loro corso di studi.
Sarebbe impossibile riassumere in poche righe quanto sia stato ampio l’apporto fornito dalla scuola napoletana alle scienze veterinarie, in termini di ricerca, innovazione e didattica, ma sicuramente un suo merito è quello di aver condotto ai giorni moderni un rispetto per quella relazione uomo-animale, che con tradizione viene portata avanti nei tempi.
Riferimenti utili:
- Aldo Cecio (2000). Due secoli di Medicina Veterinaria a Napoli (1798-1998). Fridericiana Editrice Universitaria, Napoli.
- https://www.mvpa-unina.org/Ospedale/ospedalevet.xhtml