di Valentina Foglia Manzillo
“Dottore, perché il mio cane si gratta tanto?”
Il prurito è uno dei motivi più frequenti per il quale un cane può essere condotto a visita dal proprio medico veterinario. È un segno clinico molto preoccupante per il proprietario, oltre che stressante per il cane. Le conseguenze del prurito spesso determinano delle lesioni cutanee, anche importanti, che destano preoccupazione nel proprietario quando non si riesce a controllare il sintomo. Ma che cos’è il prurito? Il prurito, in realtà, è un sintomo soggettivo, quindi come tale attribuibile solo all’uomo; invece, nel cane osserviamo oggettivamente solo la conseguenza dello stesso e cioè il grattamento che si può manifestare attraverso lo strofinamento, il leccamento, il mordicchiamento. I motivi principali per cui un animale ha prurito sono molteplici, si possono individuare cause di natura allergica, parassitaria, tumorale, immunomediata o infettiva e, più raramente, alcune patologie sistemiche.
Il veterinario può rilevare, al momento della visita dermatologica, solo le conseguenze del prurito e cioè i segni dovuti all’autotraumatismo che l’animale si è provocato durante il grattamento e che possono aiutare a individuarne la localizzazione e l’intensità. I segni più evidenti di un forte prurito sono le escoriazioni, aree di alopecia con presenza di peli spezzati e croste. In queste aree di solito la cute è ispessita ed eritematosa, si possono frequentemente osservare papule e una secrezione siero-purulenta testimone di infezioni batteriche secondarie. Segni, invece, di un prurito leggero sono quelli conseguenti a un costante leccamento. Nel cane, in particolare con mantello chiaro, le aree leccate più frequentemente assumono una caratteristica colorazione brunastra dovuta alla saliva. Oltre alla valutazione dell’intensità del prurito un secondo punto fondamentale da considerare ai fini diagnostici è l’età in cui si è manifestato per la prima volta il prurito così come la durata dello stesso. Un prurito cronico (che persiste da mesi) è più probabilmente di origine allergica e meno probabilmente di natura infettiva o parassitaria in quanto queste ultime patologie tendono ad evolvere velocemente, mentre se il prurito è stagionale, cioè limitato per esempio ai mesi primaverili-estivi, può indirizzare verso parassitosi (es. pulci) o atopia (pollini, piante, ecc.). Anche la localizzazione del prurito può aiutare il medico veterinario nella diagnosi: ad esempio un prurito localizzato a livello del treno posteriore (dorso, cosce, coda) può essere indicativo di una allergia da pulci, mentre una localizzazione a livello di testa, zampe ed orecchie è più suggestiva di allergia alimentare e/o atopia, così come lesioni pruriginose localizzate nelle sedi glabre (scroto, addome, inguine) possono far sospettare un’allergia da contatto con sostanze allergizzanti (saponi, tessuti, detersivi ecc.).
Il ruolo del proprietario è importantissimo: una corretta e precisa anamnesi può aiutare il medico veterinario nell’impostare l’iter diagnostico e, soprattutto, la sua collaborazione è un punto centrale anche per garantirne la guarigione. L’iter diagnostico e la guarigione sono spesso processi lunghi che richiedono step successivi, di conseguenza il proprietario si deve affidare al medico e non scoraggiarsi perché non sempre si riesce a risolvere il problema in maniera rapida e definitiva.
Vediamo a grosse linee qual è l’iter diagnostico da attuare in un soggetto che mostra prurito e gli step da seguire per raggiungere la diagnosi e impostare la terapia più adeguata:
1) escludere un’infestazione parassitaria contagiosa (rogna sarcoptica, cheyletiellosi) attraverso l’anamnesi e dei test diagnostici specifici quali il raschiato superficiale per la ricerca degli acari della rogna sarcoptica o lo scotch test per la Cheyletiella;
2) escludere la presenza di infezioni batteriche e/o da Malassezia spp. che possono contribuire al prurito e che spesso insorgono come infezioni secondarie in caso di lesioni da grattamento, attraverso un esame citologico delle lesioni che presentano essudato (batteri) o scotch test per la ricerca della Malassezia e tampone per eseguire esame colturale; in caso di positività, effettuare terapia antibiotica specifica e/o shampoo disinfettante per almeno tre settimane;
3) escludere la presenza di pulci attraverso la somministrazione di un trattamento contro le pulci anche se all’anamnesi il proprietario riporta di non aver mai visto una pulce e di aver sempre trattato il cane;
4) se l’animale mostra ancora prurito è probabile che soffra di una patologia su base allergica. Se si sospetta una allergia alimentare è indispensabile sottoporre l’animale ad una dieta ad eliminazione per almeno otto settimane con alimenti che non abbia mai mangiato prima (si può optare per una dieta commerciale medicata e formulata proprio per la diagnosi di allergia alimentare quindi una dieta ipoallergenica a base di proteine idrolizzate). Questo è un punto molto dolente per il proprietario, il cambio dieta, infatti, viene spesso non accettato di buon grado sia dal proprietario che dal cane. Le diete ipoallergeniche sono a volte meno appetibili e, quindi, il proprietario si potrebbe facilmente stressare, scoraggiare e far fallire la prova aggiungendo altro cibo alla razione ipoallergenica pur di vedere il suo cane mangiare. Ma la prova dietetica è fondamentale nell’iter diagnostico in quanto…
5) …se il prurito scompare la diagnosi è di allergia alimentare e, quindi, si potrà gestire l’alimentazione in modo da evitare e prevenire il prurito e le lesioni da auto traumatismo che ne conseguono;
6) ...se il prurito resta invariato è molto probabile, invece, che il soggetto sia affetto da atopia, cioè da una allergia nei confronti di allergeni ambientali (es. polvere, pollini, piante, ecc.). In questo caso la diagnosi di certezza si può ottenere tramite esami sierologici o attraverso la risposta del soggetto a terapia sistemica a base di farmaci che bloccano il sintomo prurito.
Quindi alla domanda del proprietario “Perché il mio cane si gratta?” non si può dare una risposta rapida, ma si deve iniziare un percorso più o meno lungo che sia basato su una totale fiducia e collaborazione con il proprio medico veterinario. Solo così si potrà raggiungere la risoluzione della sintomatologia e del disagio sia del cane che del suo padrone!