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Il libero professionista medico veterinario: presidio di sanità

di Benedetto Neola

Medico Veterinario, Dirigente Veterinario Sanità animale
Presidente Ordine Medici Veterinari della Provincia di Napoli
Diplomato Master DISCI

Il Medico Veterinario libero professionista è una figura unica nel panorama nazionale, il cui ruolo si caratterizza per il rapporto fiduciario che instaura con il cliente. Al pari dell’Odontoiatra è un professionista che assume un profilo imprenditoriale di primissimo piano quando investe nella sua attività, mentre dal punto di vista sociale è più vicino a quel ruolo di riferimento che, in taluni territori, è assunto dai Medici di Medicina Generale.

Il fiduciario che lega i nostri Liberi Professionisti alla gente comune pone il Medico Veterinario in una posizione determinante all’interno della società.

La libera professione, nell’ultimo ventennio, è stata oggetto di una vera e propria evoluzione che, se lenta e progressiva nei primi 15 anni, ha visto una importante crescita negli ultimi cinque.

Se guardiamo al settore dei piccoli animali, osserviamo come si sia obiettivamente modificato, e in modo radicale, l’approccio dei colleghi e dei proprietari alla cura degli animali da compagnia. La nostra professione ha potuto giovarsi in questi anni di una serie di fattori (aumento delle adozioni degli animali da compagnia, maggiore attenzione dei proprietari alla cura della salute dei propri animali, aumentata attenzione nei confronti delle tematiche del benessere animale) che hanno permesso anche di valorizzare il rapporto tra domanda e offerta.

Tuttavia, nonostante i continui segnali di una nuova fase professionale, ad oggi la categoria continua ad esercitare in maniera non sempre omogenea sul territorio nazionale. Verosimilmente, ciò scaturisce da una certa difficoltà nella comprensione degli equilibri attuali che diventeranno ancora più marcati nel prossimo futuro, ovvero quello tra la Medicina Veterinaria di comunità, ed una Medicina Veterinaria ultraspecialistica. La maggioranza delle strutture medie e piccole che insistono sul territorio, dove si esercita una professione sovente di livello eccellente, spesso in forma singola o associata con due/tre soci, è implicita espressione di Medicina Veterinaria di comunità, espressione di una professione votata a una medicina di base, molto incentrata sulle profilassi, sui piani di prevenzione, sulla diagnostica di primo livello, sulle pratiche chirurgiche più comuni (mai da sottovalutare).  A queste strutture si associano centri clinici di referenza che esprimono medicina di alta specializzazione, spesso con diagnostica avanzata di secondo livello e pratiche cliniche e terapeutiche difficilmente realizzabili in strutture più contenute. Queste due forme di organizzazione professionale non sono esaustive, si associano sempre di più ad altre forme di organizzazione professionale, come i centri che esercitano esclusivamente diagnostica di secondo livello ed i colleghi freelance, realizzando così forme di collaborazione sempre più richieste e vantaggiose per tutti. Per i colleghi che vedono migliorare la loro qualità di vita, per i pazienti e per i proprietari che in virtù di questa collaborazione mantengono sempre un rapporto di fiducia verso i colleghi ed in definitiva per tutta la categoria.

In questa breve analisi appare obiettivamente logico che la nostra categoria deve trovare la giusta misura per garantire a tutti gli iscritti l’esercizio della professione che sappia coniugare dignità personale e professionale, rispetto della dignità economica e della qualità di vita del personale sanitario e parasanitario, rispetto del benessere del paziente e del proprietario.

La realizzazione di questa complessa serie di rapporti, complicata ma possibile, non può non tener conto di due pilastri fondamentali: co-working e comunicazione. Il concetto di collaborazione tra Medici Veterinari e tra strutture veterinarie nell’ottica del benessere del paziente deve necessariamente essere realizzato lì dove ancora persistono difficoltà. La comunicazione alla società civile, tramite il passaggio obbligato per la politica locale, regionale e nazionale deve essere continua, al fine di favorire quel processo di crescita della nostra reputazione utile a collocare la nostra professione e la nostra figura al centro di un sistema sanitario che, nel post Covid, dovrà necessariamente guardare alle malattie infettive, e alla prevenzione in generale, in maniera nuova ed integrata.

Il futuro della professione passa dall’applicazione del concetto sopra esposto. Questo esercizio è indispensabile per assicurare il rispetto della categoria, e per contribuire al raggiungimento di un livello di realizzazione professionale e di welfare che la nostra professione merita.

Quella che stiamo vivendo è una fase storica di rinnovamento: dobbiamo farci trovare pronti come una categoria pervasa da senso di coesione e di appartenenza. Solo così possiamo permettere ai Medici Veterinari che verranno, di giovare di una struttura sociale che li reputi protagonisti della salute.