di Maria Pia Simeoli
Medico Veterinario Specialista Ambulatoriale Sanità Animale ASL Caserta
Discente Master DISCI
C’era una volta la Campania Felix, la stessa che Publio Annio Floro, tra i tanti che l’hanno decantata, aveva definito il luogo più bello del mondo, una terra che si ricopriva di fiori due volte all’anno. L’azione delle acque superficiali (Volturno e Regi Lagni) e degli apparati vulcanici del Roccamonfina e del Vesuvio, e la dimensione culturale hanno dato vita ad un paesaggio rurale storico particolarmente ricco, di straordinaria bellezza e di preziosa qualità agroalimentare, tanto da richiamare l’attenzione di viaggiatori e di pittori vedutisti.
L’introduzione dell’aggettivo “felix” da parte di Plinio il Vecchio non solo sottolinea la fertilità e la bellezza del territorio, ma serve anche a distinguere la Campania Antiqua (che si estendeva dalle pendici del monte Massico fino ai Campi flegrei e all’Area Vesuviana), dalla più ampia regione inclusa nella nuova definizione di Campania, che comprendeva anche la Campania Nova. Infatti, nel corso dei secoli la Campania Felix arriva ad inglobare anche parte del Lazio e del Molise. La terra di lavoro ovvero Campania felice, va a identificare l’area geografica che, dopo la disfatta di Capua, acquisisce il nome di Campania prendendo origine dal termine Campani, che a sua volta nasce da Capuani (gli abitanti di Capua). Nell’antica Roma, la Campania Felix non solo divenne un importante luogo di villeggiatura per l’antica aristocrazia, ma era rinomata anche per la qualità superiore dei suoi vini grazie al suo clima mite e alla fertilità del suolo vulcanico.
Ma la Campania Felix, dopo l’unità d’Italia subì un gravissimo declino che la ridusse a facile preda di speculatori e malfattori, trasformandola in un malsano covo di illegalità. Un secolo dopo, le organizzazioni criminali hanno intuito l’enorme opportunità di lucrare sullo smaltimento illecito dei rifiuti e con la connivenza delle istituzioni, locali e nazionali, hanno trasformato il paesaggio, ammorbandolo al punto da rendere necessario coniare un nuovo termine per definire questa terra: “Terra dei fuochi”. Sono oltre sessanta i comuni a cavallo tra le province di Napoli e Caserta, dove sono state interrate centinaia di tonnellate di rifiuti tossici provocando la devastazione dell’ambiente, così che in questo lembo di territorio vocato alle attività rurali (allevamento, attività casearia, molitoria, canapicoltura) si genera un lento processo di abbandono e i terreni sono oggi contaminati da sostanze altamente tossiche, mentre le falde acquifere sono irrimediabilmente compromesse.
Di fronte alla crescente indignazione pubblica, negli ultimi anni le istituzioni hanno adottato diverse misure per arginare il problema. Sono stati istituiti presidi militari per il controllo del territorio, sono stati avviati piani di bonifica e sono stati stanziati fondi per la riqualificazione dell'area.
Il passaggio da "Campania Felix" a "Terra dei Fuochi" rappresenta una delle più drammatiche trasformazioni ambientali e sociali dell'Italia contemporanea. Per invertire questa rotta e restituire alla Campania la sua antica bellezza, è necessario un impegno collettivo che coinvolga istituzioni, cittadini e forze dell’ordine.