di Giuseppe De Vito1, Lorenzo Hasson1, Fabiana Pappalardo1, Lucianna Maruccio2, Francesca Ciani2
1Liceo Scientifico e Linguistico Elio Vittorini,
2Dipartimento di Medicina Veterinaria e Produzioni Animali
Avete presente quando vostra nonna vi rimprovera perché usate il telefono, sostenendo di aver letto su un sito che aumenta la possibilità di paralisi? Bene, come potete immaginare, la povera nonna sarà stata vittima di una delle tante fake news che circolano sul web. Eppure, nonostante sembri strano dirlo, anche in passato, quando ancora non esistevano internet né la tecnologia avanzata di oggi, esistevano le notizie false. Una tra le tante ha proprio come protagonista Federico II di Svevia, uno dei più importanti sovrani del Medioevo. Egli era noto per essere un governante illuminato e un patrono delle arti e delle scienze. Aveva promosso la cultura e le arti, supportando la fondazione di università e biblioteche. Tra queste vi è anche l’Università di Napoli, che quest’anno compie 800 anni dalla sua fondazione.
L’erezione dello “Studium” venne decretata dall’imperatore Federico II di Svevia il 5 giugno 1224 tramite una lettera circolare inviata da Siracusa. Poiché fu creata per volere stesso dell’imperatore, l’Università di Napoli è considerata in assoluto la prima università laica in Europa di tipo statale (non fondata, cioè, da corporazioni religiose, ma da associazioni di intellettuali e studenti, in forza di un pubblico provvedimento sovrano).
Secondo una leggenda, nota come “Il falco bianco di Federico II”, l’imperatore fu intrappolato in una torre fortificata in Egitto dai saraceni durante la Sesta Crociata. La torre presentava fossati profondi e mura che sfidavano la gravità. Ma Federico, con il suo spirito ribelle, non si arrese. Con la sua mente acuta e un pizzico di alchimia, l’imperatore architettò un piano di fuga degno di un film. Collaborando con abili alchimisti, mescolò la scienza con la magia per creare il colpo di scena perfetto. Dopo una fase di preparazione, con l’aiuto dei suoi complici, Federico si trasformò in un falco bianco, simbolo di libertà e coraggio. Sfrecciò sopra le mura della sua prigione, come un eroe d’azione in volo, raggiungendo le vette rocciose del paesaggio circostante. Lì, tra le rocce selvagge, trovò momentaneo rifugio, riparandosi dai nemici.
Ma la sua fuga non passò inosservata. Un cacciatore locale, ammaliato dalla bellezza del falco, riuscì a catturarlo e a portarlo al sultano egiziano per guadagnarsi ricompense. E qui arriva il colpo di scena: il falco mutò magicamente in Federico II, l’imperatore creduto imprigionato! Immaginate la sorpresa nella corte del sultano. La sua astuzia aveva contribuito alla sua libertà. Così, la leggenda del falco bianco di Federico II è ricordata come simbolo di libertà, audacia e ingegnosità. Che emozione, vero? Peccato che tutto ciò sia ovviamente falso. Questa leggenda non trova alcun sostegno nelle fonti storiche, ma al contrario si perde in altre versioni. Così come oggi la realtà non è sempre come quella descritta dai siti web, anche in passato non era quella che girava sulle bocche dei cittadini. La verità, infatti, non combacia con nessune delle versioni. Per quanto riguarda gli eventi storici, la prima versione della leggenda afferma correttamente che Federico ebbe dei contatti con l’Egitto durante la sesta crociata.
Infatti, Papa Onorio III, uno dei papi che cercherà in tutti i modi di mettere i bastoni tra le ruote a Federico, lo costrinse a firmare un trattato nel 1225, con cui Federico si impegnò a partire per la guerra santa entro due anni. In caso contrario sarebbe stato punito con la scomunica. Durante il viaggio, piuttosto complicato anche per via dell’arrivo della peste sulla nave di Federico, egli giunse in Terrasanta. Tuttavia, non venne rinchiuso nella torre menzionata dalla leggenda, perché non vi fu alcuno scontro tra Federico e il sultano Al-Kamil, ma piuttosto fu intrapresa la via diplomatica. I cristiani avrebbero riavuto Betlemme, Nazaret, Lidda, Sidone e Toron, oltre a Gerusalemme, ad eccezione della spianata del Tempio e della moschea al-Aqsà. Ai musulmani era però permesso di accedervi (pace di Giaffa) in quanto considerato luogo santo anche da essi. Gerusalemme veniva ceduta smantellata e indifendibile.
A segnare la veridicità delle fonti, vi è anche un’incoronazione che Federico ricevette a Gerusalemme durante il periodo delle crociate. Ovviamente Onorio non gradirà poi l’approccio di Federico, che “avrebbe trattato con gli infedeli” e lo punirà con la scomunica. La leggenda narrata si affianca a un altro importante dato di fatto: la passione di Federico per la falconeria. Quando affermiamo che la falconeria è stata portata in Europa dai mongoli, facciamo riferimento a Genghis Khan, uno dei più grandi imperatori della storia, contemporaneo di Federico. Basti pensare che quest’ultimo, il secondo imperatore più potente del mondo, il cui impero partiva dalla Mongolia e arrivava all’Europa, era un grande appassionato di falconeria. Questa disciplina era conosciuta in Cina già 2000 anni prima Cristo e i romani la praticarono in tutte le province dell’impero. Vi sono delle prime rappresentazioni dell’attività proprio incise nelle monete greche e nei mosaici romani.
Per Federico II, l’interesse per la falconeria non era semplicemente un passatempo, ma una passione ardente che bruciava in lui come il fuoco. Per lui, la falconeria infatti era una dimostrazione viscerale di potere, una danza delicata tra l’uomo e il rapace, tra la forza e la grazia. Ma il sovrano non si accontentava di praticare questa nobile arte, voleva padroneggiarla in ogni sua sfumatura. Si immerse nelle pagine di libri antichi, desideroso di conoscere tutto ciò che si sapeva sugli uccelli e sulla caccia con i rapaci. Convocò falconieri esperti dai lontani territori mediorientali, desideroso di apprendere le loro abilità millenarie e di perfezionare le proprie tecniche. E non si fermò qui. Introdusse all’interno delle sue terre occidentali un nuovo metodo, il cappuccio tranquillizzante, un’alternativa rispettosa alla crudele pratica del “cigliare”. Questo genio visionario, ispirato dal mondo arabo, aprì così la strada per una falconeria più umana e rispettosa, basata sulla comprensione e la connessione con il rapace.
Il sovrano non solo ha segnato la storia della falconeria, ma ha cambiato per sempre il modo in cui il mondo occidentale concepiva e praticava quest’antica arte. Federico era un imperatore illuminato, assetato di conoscenza e avventura, il cui interesse per la falconeria si trasformò in una vera e propria ossessione scientifica. Le sue scoperte, così sorprendenti e rivoluzionarie, non potevano essere tenute nascoste. Decise di condividere la sua saggezza con il mondo, redigendo il prezioso trattato De arte venandi cum avibus. Il capolavoro dell’imperatore è stato scritto tra il 1240 e il 1250 in latino ed è stato tradotto in italiano soltanto nel 2000. Ma questo non era solo un manuale di addestramento per la caccia con i rapaci, era molto di più. Era un’opera monumentale che ha rivoluzionato il modo in cui il mondo comprendeva gli uccelli e la loro interazione con l’uomo. Incredibilmente, più di 500 anni prima del celebre botanico Linneo, questo imperatore geniale utilizzò la nomenclatura binomiale per catalogare le varie specie di uccelli. Un vero pioniere nel suo campo! Il trattato si divide in due parti, entrambe ricche di dettagli e illustrazioni mozzafiato. La prima parte, adornata da oltre 500 miniature, offre una panoramica esauriente di ottanta specie di uccelli, descrivendone ogni aspetto, abitudine e tecnica di volo. È un’immersione completa nel mondo degli uccelli, essenziale per chi desidera addestrare con successo un falco. Ma c’è di più. La seconda parte del trattato è un vero e proprio manuale di addestramento del falco, dettagliando ogni fase del processo con precisione chirurgica.
Attraverso le pagine di questo straordinario trattato, emerge un ritratto di Federico non solo come sovrano, ma anche come scienziato e naturalista appassionato. Un uomo che dedicava il suo tempo non solo ai doveri reali, ma anche alla contemplazione della bellezza e della meraviglia del mondo naturale. Un vero illuminato del suo tempo. Purtroppo, il manoscritto originale dell’imperatore è andato perduto durante la disfatta di Parma del 1248; quello che ci è pervenuto è una copia redatta dal figlio Re Manfredi dopo il 1258, certo fedele al pensiero dell’augusto autore.
Come abbiamo visto anche in passato esistevano le fake news, anche se in chiave diversa. Oggi il problema è molto più serio. Navigare su internet è come essere un esploratore in un vasto deserto di informazioni, dove ogni oasi di verità è circondata da miraggi di menzogne e manipolazioni. Oggi come in passato, la mancanza di senso critico nei popoli ha garantito il tramandare di leggende. Se in passato il popolo avesse avuto un pizzico di attenzione in più, le fantasiose leggende su Federico non sarebbero circolate, né tantomeno sarebbero arrivate a noi oggi!
Fonti
https://www.stupormundi.it/it/federico-ii-e-la-falconeria
https://reccom.org/federico-ii-stupor-mundi/
https://it.wikipedia.org/wiki/Pagina_principale