di Luciana Cozzolino*
Abbiamo chiesto al Dottor Antonio Lavazza, uno dei massimi esperti in malattie infettive del coniglio in Italia e nel mondo, qual è stata l'evoluzione dell'incidenza della Malattia emorragica virale del coniglio (MEV/RHD) e della Mixomatosi a seguito dell’allentamento, sul piano normativo, dei controlli.
Oggigiorno, quando ci riferisce al coniglio allevato a scopo zootecnico, si parla fin troppo di benessere (peraltro spesso ridotto alla sola forma e dimensioni delle gabbie) e ci si dimentica delle malattie infettive e tra queste soprattutto della MEV/RHD, causata da un virus che ha caratteristiche di resistenza superiori al virus PSA, una morbilità e contagiosità superiore a quella dell’Afta (100%) e indici di mortalità (80/90%) che fanno impallidire anche Ebola.
La Malattia Virale Emorragica del coniglio (MEV/RHD) e la Mixomatosi sono le uniche due malattie dei Leporidae della lista WOAH (World Organization Animal Health – ex OIE) e pertanto, nei casi previsti, è obbligatoria la notifica da parte degli Stati Membri nel sistema internazionale WAHIS (World Animal Health Information System).
Nel nostro Paese, in base al Regolamento di Polizia Veterinaria - RPV (D.P.R. 8 febbraio 1954, n. 320) e fino alla sua abrogazione avvenuta in concomitanza dell’entrata in vigore del D.Lgs 5/8/2022 n. 136, era prevista per entrambe le malattie, incluse nell’Art. 1, la notifica tempestiva di focolaio all’Assessorato alla Sanità della Regione di competenza ed al Ministero della Salute (Sistema SIMAN).
Per la Mixomatosi valevano le indicazioni emanate con O.A.C.I.S. 15/9/1955 “Norme per la profilassi della mixomatosi del coniglio modificata” da O.A.C.I.S. 1/12/1957 mentre per la MEV/RHD le norme della OM 8 settembre 1990 “Norme per la profilassi della malattia virale emorragica del coniglio” successivamente integrate dalla la “Circolare Ministeriale del 08-04-2014 concernente misure sanitarie da adottare in caso di malattia emorragica virale (MEV/RHD) e relativo Manuale Operativo, emanate a seguito della comparsa del sierotipo RHDV2 nel 2011.
Ad oggi, queste due malattie, non essendo comprese negli elenchi di malattie previste dal Regolamento UE 2016/429 del 09/03/2016 e successive integrazioni, sono in una sorta di ’limbo’ normativo, e non esiste alcuna norma da attuare in caso di focolaio. L’assenza di notifica obbligatoria e di misure atte a prevenirne la diffusione determina un evidente rischio di epidemie, soprattutto qualora venissero liberamente movimentati animali o materiale da riproduzione da allevamenti positivi, con un potenziale rilevante impatto economico per il settore cunicolo.
Quindi, considerato che al momento non vi è alcun obbligo di notifica in Italia, come pensa si possa ovviare?
Sarebbe auspicabile regolamentare la gestione delle due malattie includendole nell’elenco delle malattie di interesse nazionale per le quali applicare le indicazioni del Regolamento delegato (UE) 2020/689 della Commissione, del 17 dicembre 2019, che integra il regolamento (UE) 2016/429 del Parlamento europeo e del Consiglio per quanto riguarda le norme relative alla sorveglianza, ai programmi di eradicazione e allo status di indenne da malattia per determinate malattie elencate ed emergenti.
Nel caso della MEV/RHD, si tratterebbe semplicemente di armonizzare le norme già esistenti (Circolare Ministeriale del 08-04-2014 ed allegato Manuale Operativo) rendendole coerenti con l’impianto della normativa europea. Per la Mixomatosi, invece, sarebbe l’occasione per attualizzare le norme vecchie di 70 anni, armonizzandole con la normativa comunitaria, ovvero mantenendo l’obbligo della notifica della malattia e modulando le soluzioni d’intervento sulla base dell’analisi del rischio, per impostare una nuova disciplina di gestione il più possibile simile a quanto previsto per la MEV/RHD.
Ma, a parte i regolamenti al momento poco vicini al problema, vorrei sapere se le esperienze con allevatori o veterinari sul campo abbiano arricchito il suo contributo scientifico segnalando nel tempo i vari fenomeni correlati sia alla MEV che alla Mixomatosi.
Il settore zootecnico della coniglicoltura è relativamente piccolo (pur essendo l’Italia tra i principali produttori mondiali) e quindi altrettanto ristretto è il gruppo di professionisti impegnati nel settore.
L’elemento principale di aggregazione che permette di condividere esperienze, dubbi, conoscenze e problematiche del settore è la partecipazione alla Associazione Scientifica Italiana di Coniglicoltura (ASIC), che serve anche a dare una forte impronta formativa, attraverso corsi residenziali, webinar, convegni, ecc., anche al fine di integrare e arricchire le competenze acquisite dal medico veterinario durante il proprio percorso accademico.
In un simile contesto di formazione in larga parte esperienziale, acquisisce grande valore pratico per il veterinario aziendale ma anche per il laboratorista, il contatto continuo con gli allevatori, che è oltremodo facilitato da una organizzazione tale per cui il fornitore di mangime o la filiera integrata offrono anche il servizio tecnico-sanitario. Da questo regolare interfacciamento si crea scambio e osmosi di informazioni, di dati e di conoscenze che poi, grazie anche al clima familiare nella ristretta cerchia di professionisti “dei lagomorfi”, permettono una rapida circolazione del “sapere”.
In realtà, molto di quello che so e che ho avuto modo di comunicare in abito scientifico ha una forte impronta empirica e nasce non solo dallo studio della letteratura mondiale ma anche dal confronto continuo con il territorio e la produzione.
Ovviamente tra coloro che hanno favorito questo travaso di conoscenza, se si allarga il discorso all’epidemiologia delle malattie virali ed alla loro circolazione in ambito selvatico, vanno inclusi anche i gestori della fauna selvatica e i cacciatori.
Vorremmo far sapere al pubblico che ci segue, in qualità di Dirigente Responsabile del Reparto Virologia e Direttore del Centro di Referenza Nazionale e Internazionale (WOAH) per le Malattie Virali dei Lagomorfi presso l’IZSLER, quali attività di ricerca ha sviluppato in passato e se è affezionato a qualche suo lavoro.
Sono entrato in Istituto a Brescia nell’autunno del 1986, pressoché contemporaneamente al verificarsi in Franciacorta (un’area tra la provincia di Brescia e Bergamo) dei primi casi della allora definita “Malattia X” (oggi RHD/MEV). Lavorando in virologia e in particolare utilizzando il microscopio elettronico per la diagnosi e l’identificazione di agenti virali, talora nuovi e sconosciuti, la mia vita professionale si è da subito legata ai lagomorfi e ai loro virus. La comparsa della MEV e gli studi per arrivare alla sua definizione eziologica e allo sviluppo di metodi di indagine e diagnosi, e per capirne anche le dinamiche epidemiologiche (facendo questo ho avuto anche modo di svelare l’eziologia virale dell’EBHS della lepre) mi hanno subito e velocemente proiettato nel “mondo dei grandi”.
Il diffondere le nuove conoscenze nei contesti internazionali (OIE, CE) e nazionali (Ministero della Salute, Consiglio Superiore di Sanità) mi ha fatto crescere in fretta, e dopo le comprensibili insicurezze inziali, ho trovato la mia strada, segnata e caratterizzata dall’interesse per i lagomorfi domestici e selvatici, prima con un focus sulle malattie virali (RHD, Myxomatosi, virus enterici) per poi poco alla volta allargare gli studi ad altri temi come la biosicurezza, il benessere, la gestione e management aziendale, ecc. Allo stesso tempo la mia attività presso il laboratorio di Microscopia Elettronica mi ha condotto a interessarmi della diagnostica delle più disparate virosi, delle specie minori, degli animali selvatici, degli animali da compagnia, dei pesci, degli anfibi e da ultimo anche degli insetti, api comprese. A questo proposito, forse pochi lo sanno, ma la prima descrizione e caratterizzazione genomica del virus delle ali deformi (DWV), ovvero di quello che oggi è forse il più diffuso e famoso virus delle api, è stata fatta all’IZSLER di Brescia, e quella pubblicazione è ancora oggi, tra le mie oltre 200, quella più citata.
Né in questi anni mi sono fatto mancare degli excursus in altri campi delle bioscienze offrendo supporto alla diagnostica ultramicroscopica in ambito umano, collaborando con dermatologi, oculisti, nefrologi, anatomisti, infettivologi, e pubblicando così diversi studi che hanno reso ancora più variegata la mia attività.
*Medico Veterinario, Diplomata al Master in ‘Divulgazione Scientifica e Comunicazione nella Salute Pubblica’ (DISCI)
‘Molto di quello che ho avuto modo di comunicare in ambito scientifico ha una forte impronta empirica e nasce non solo dallo studio della letteratura mondiale ma anche dal confronto continuo con il territorio."