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Alla fonte delle scienze e al vivaio dei saperi

di Valentina Della Corte, Delegata per le Celebrazioni Unina 2024

Le celebrazioni degli 800 anni dell’Ateneo federiciano sono un’occasione unica per valorizzare il patrimonio universitario, guardando al passato e proiettando al contempo nel futuro l’immensa ricchezza che custodisce.

Per tale motivo, è partito già tre anni fa un intenso percorso di programmazione, finalizzato a sistemare il sapere e l’insieme delle conoscenze sedimentate nei secoli, in un unicum articolato ma pieno di coerenza.

A tal scopo, ispirandoci ai valori trasmessi nella lettera di fondazione che quest’uomo visionario – Federico II di Svevia – è riuscito ad immaginare, pensare e realizzare nel lontano 1224, abbiamo creato percorsi di approfondimento delle conoscenze e competenze all’interno dell’Ateneo, in riferimento a tutte le attività messe in campo (dalla didattica, alla ricerca, alla terza missione).

Con tale prospettiva, sono state costruite delle azioni che permarranno nel tempo, anche dopo le celebrazioni, a testimoniare come questo intenso lavoro abbia rafforzato le basi per proiettare nel futuro questo meraviglioso tesoro, «alla fonte delle scienze e al vivaio dei saperi», iscrizione che peraltro campeggia sul portone di ingresso della sede principale dell’Ateneo. Il nostro è d’altronde un Ateneo diffuso nella città, in cui ogni sede ha un luogo che rappresenta una storia e che l’Università Federico II è riuscita a far evolvere e cambiare nel tempo, incidendo così sulla vita non solo di intellettuali e uomini colti ma dell’intera società partenopea e del Sud Italia, nel panorama internazionale. Napoli, fin dai tempi di Federico II, è divenuta d’altra parte il baricentro del Mediterraneo, il primo riferimento culturale importante nell’area meridionale della penisola ma con una prospettiva aperta e ben oltre i confini del regno. Come recita la lettera: “Disponiamo perciò che nell’amenissima città di Napoli vengano insegnate le arti e coltivati gli studi connessi con ogni professione, così che i digiuni e gli affamati di sapere trovino nel nostro Regno di che soddisfare i propri desideri e non siano costretti, per ricercare la conoscenza, a peregrinare e a mendicare in terra straniera”. È questo un approccio aperto, sia sotto il profilo delle tematiche (insegnate le arti e coltivati gli studi) che in termini di accoglienza ed inclusione, fornendo un’alternativa più che valida ad illustri studiosi che così potevano trovare ristoro alla necessità di coltivazione del sapere in questo Ateneo, il primo laico del mondo. Non a caso, scienziati, studiosi e discenti provenivano da tutte le parti del mondo, vigeva il plurilinguismo con confronti scientifici importanti che arricchivano la prospettiva ed il panorama culturale dell’intero territorio.

Vorrei tuttavia soffermarmi proprio sulla frase in cui è specificato: “vengano insegnate le arti e coltivati gli studi connessi con ogni professione”. Tale affermazione denota come fosse chiara al fondatore l’importanza della multidisciplinarietà non solo ma anche della convivenza tra saperi apparentemente molto diversi e distanti tra loro. Ed è proprio questa la sfida della pubblicazione dei colleghi del Dipartimento di Medicina Veterinaria, e Produzioni Animali in cui si evidenzia come sapere umanistico e scienze applicate possano completarsi e arricchirsi reciprocamente e quanto la scuola napoletana sia stata capace di influenzare lo sviluppo delle scienze veterinarie in diversi ambiti, ossia la ricerca, la didattica e la valorizzazione della conoscenza (terza missione).

Il presente lavoro, per la sua ispirazione e gli interessanti approfondimenti che suggerisce, ben si innesta in questo tanto faticoso quanto stimolante viaggio intrapreso da qualche anno per la valorizzazione delle competenze federiciane nel proprio ecosistema allargato.