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Residui agro-industrali: non chiamateli rifiuti!

di Martina Nocerino e Alessandro Vastolo

L'aumento dei rifiuti alimentari è un problema rilevante degli ultimi decenni. A livello globale, 1,3 miliardi di tonnellate di cibo vengono perse o sprecate ogni anno. A tal riguardo, la Commissione Europea (CE) ha messo a punto la strategia "Farm to Fork” che mira a realizzare un sistema alimentare più equo, sano e rispettoso dell'ambiente per ridurre le perdite lungo la filiera alimentare e garantire la sostenibilità della produzione, della trasformazione e del consumo degli alimenti. Per raggiungere questi obiettivi, le enormi quantità di biomassa non commestibile, generati lungo la catena alimentare, possono e devono essere valorizzate come sottoprodotti da destinare a nuova vita.

Fino a poco tempo fa, in Italia era il D.lgs n. 205 del 2010 a definire i requisiti che contemporaneamente dovevano essere soddisfatti per identificare un sottoprodotto; l’assenza di uno solo di questi requisiti indirizzava inevitabilmente il materiale al trattamento secondo la disciplina sui rifiuti. Tale normativa è stata integrata e sostituita dal Decreto Ministeriale n° 264 del 30/08/2016, la quale oltre a ridefinire i requisiti che collocano lo scarto industriale nella categoria dei sottoprodotti e non più dei rifiuti, autorizza l’uso dei sottoprodotti in alimentazione animale. Gli elevati valori nutrizionali in termini di proteine e fibra, ad esempio, rende particolarmente interessante l’utilizzo dei sottoprodotti per l’alimentazione dei ruminanti. Alcuni sottoprodotti come vinacce, pastazzo di agrumi e buccette di pomodori sono ricchi in polifenoli, tannini, pectine e carotenoidi e la presenza di questi composti bioattivi consente di includere tali scarti all’interno delle razioni per gli animali anche allo scopo di apportare benefici sulla salute o sul metabolismo. Tale utilizzo, nonostante sia condizionato dal mantenimento dello stato igienico sanitario, contribuisce alla limitazione dell’impatto ambientale, riducendo la produzione di rifiuti e promuovendo il reimpiego al fine di estendere il ciclo di vita dei prodotti.

Le riforme legislative riguardanti i sottoprodotti consentono di comprendere come, negli ultimi anni, l’interesse verso questo tema sia cresciuto molto, grazie ai vantaggi che gli scarti agro-industriali possono apportare, in particolare, di ordine nutrizionale, ecologico e socioeconomico.

In questa visione si pone il nuovo progetto cofinanziato nel 2021 dall’Unione Europea LIFE MiCliFeed (https://www.lifemiclifeed.eu/) - Programma Europeo per lo sviluppo di mangimi innovativi e bioattivi per ovini e caprini - condotto dai gruppi di Nutrizione e Alimentazione Animale e Parassitologia del Dipartimento di Medicina Veterinaria e Produzioni Animali dell’Università degli Studi di Napoli Federico II in collaborazione con Enti di Ricerca e Università di Grecia, Francia e Belgio.

Il progetto, con durata quinquennale, mira a utilizzare sottoprodotti agroindustriali derivati dalle attività di produzione locale (pomodoro, agrumi, olive, nocciole, carrube, melograno e uva) per la produzione di additivi alimentari bioattivi da utilizzare nell’alimentazioni degli ovini e dei caprini. Il team di MiCliFeed è impegnato a valutare la possibilità di estrarre i composti bioattivi (es. polifenoli, flavonoidi, tannini) dagli scarti industriali, al fine di valutare il potenziale impiego di tali molecole come integratori in grado di migliorare il benessere animale, mitigare la produzione di metano degli allevamenti di piccoli ruminanti, migliorare l'efficacia nutritiva dei mangimi, aumentare la produttività animale, e infine adottare approcci di produzione orientati all’economia circolare in termini di riduzione dell’impatto ambientale. Inoltre, alcune di queste molecole sono in grado di limitare le infestazioni da endo ed ecto parassiti, per cui potrebbero essere utilizzate in sostituzione parziale o totale degli antiparassitari di sintesi convenzionali.

Il progetto Life MiCliFeed è la dimostrazione del fatto che gli scarti della trasformazione agro-industriale possono diventare una valida risorsa sotto diversi punti di vista: ecologico, economico, e veterinario. Riutilizzare risorse che in alternativa verrebbero smaltite permetterebbe di estendere il ciclo di vita dei prodotti, consentendo di ridurre la produzione di rifiuti portando a compimento il concetto di economia circolare, modello che prevede il riutilizzo dei prodotti esistenti il più a lungo possibile.