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Quale variante temere? E fin dove arriva l’immunità di gregge?

di Sante Roperto

Il coronavirus ha un genoma di oltre trentamila basi, è un virus che va incontro a una forte ricombinazione genetica e si calcola, ad oggi, che le varianti isolate e sequenziate nel mondo siano quasi settecento. Ma quella da temere sarà la variante "immune escape", ovvero quella in grado di aggirare l'azione degli anticorpi prodotti dal virus e/o dal vaccino.

Per evitare che questo avvenga, bisogna impedire al virus di circolare. La vaccinazione di massa è partita, ma ancora
non copre una percentuale di popolazione tale da impedire questa evenienza. Se non ci si vaccina in tempi rapidi, la circolazione del virus continuerà e la probabilità di sviluppare una variante "immune escape" rimarrà alta. In soldoni: più il virus circola, più varianti sviluppa.

La ricombinazione genetica è una strategia che il virus sfrutta per eludere l'attività del sistema immunitario e garantirsi la
sopravvivenza all'interno di una popolazione. È un processo naturale in cui le mutazioni sono del tutto casuali e servono al Sars-Cov-2, così come a tutti gli altri virus esistenti, per adattarsi all’ospite e continuare a sopravvivere. Ora l’attenzione è rivolta a quante possono essere le mutazioni nella regione Spike. Da questo punto di vista, purtroppo, ne sono già state osservate diverse migliaia in quella zona. E quando il virus modifica la parte che funziona come antigene, non viene più riconosciuto dal sistema immunitario e può inficiare l'azione del vaccino che stimola quel tipo di anticorpi specifici per la proteina Spike.

A questo punto il vero contrasto allo sviluppo delle varianti si chiama immunità di gregge, che ricordiamoci dobbiamo considerarla su scala mondiale e non su scala nazionale (a meno che non si vogliano chiudere i confini di molti stati). Secondo l’OMS, per raggiungere l’immunità di gregge globale si dovrà vaccinare il 70-75% della popolazione mondiale (dato poi salito a circa l'80% con l'avvento delle varianti).

Questo significa vaccinare poco oltre sei miliardi di persone. Considerando che ad oggi si sono somministrate circa mezzo miliardo di dosi in tutto il mondo, è ipotizzabile che, considerando la velocità di somministrazione, ci vorranno ancora circa tre anni per raggiungere l’obiettivo dell’80% della popolazione mondiale. Per quel che riguarda l’Europa invece, dove si somministrano ad oggi meno di due milioni di dosi al giorno, la previsione, a questo ritmo, è di circa dodici mesi per
raggiungere il fatidico 80% di copertura.

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