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Canapa ad uso zootecnico: perché l’erba agli animali fa bene!

di Alessandro Vastolo e Serena Calabrò

Ovunque si parla canapa, ai più viene subito in mente la marijuana! Ovvero la Cannabis indica L., le cui foglie contengono alti tenori (1-3%) di delta-9-tetraidrocannabinolo (THC), molecola dai ben noti effetti psicoattivi con la quale la pianta si protegge da animali e insetti. Ma non esiste solo la Cannabis indica!

Dopo la classificazione di Linneo nel 1750, i botanici hanno individuato altre cultivar. Tra queste la sativa, spesso erro-neamente associata alla indica, dalla quale, oltre alla morfologia (più alta, rami allungati, foglie strette), si differenzia per livelli di THC molto più bassi (0.2-0.3%). La Cannabis sativa, tra le colture domestiche più antiche, era ampiamente diffusa in Italia per i suoi usi polivalenti: tessuti resistenti, cordame, carta, olio per l’illuminazione.

Tra i vantaggi agronomici, l’attitudine di crescere su suoli difficili da coltivare e la capacità di migliorare le condizioni del terreno. Nel secolo scorso la coltivazione della canapa è drasticamente diminuita: dal 1940 al 1970 la produzione è passata da 109.200 a 1.080 tonnellate! Perché? Tra i principali motivi l’erronea affinità con la Cannabis indica che dal 1930 non si può coltivare in Europa e Nord America per dei danni fisici, mentali e sociali che causa.

Fortunatamente, negli ultimi anni, sono state chiarite le differenze tra le due cultivar e l’interesse verso la Cannabis sativa è enormemente cresciuto (95% in più di superfice coltivata negli ultimi 10 anni!). I vantaggi della sua coltivazione e lavorazione sono diventati così evidenti che in Italia se ne incentiva la coltivazione (Legge n° 242 del 2 dicembre 2016). In particolar modo, ha trovato ampio spazio la produzione alimentare per ottenere farina e olio considerati fonti di acidi grassi ω3 e ω6, amminoacidi essenziali, fibre alimentari e composti bioattivi.

Oggi la Cannabis sativa (contenuto massi-mo di THC: 0.2%) è inserita anche nel Catalogo Comunitario delle materie prime per mangimi destinati agli animali nelle sue diverse forme: panello, olio, farina, fibra, pianta intera (Reg UE 1017/2017).

Iniziano così a comparire progetti di ricerca e pubblicazioni scientifiche mirate a valutare la possibilità di impiego della canapa, e dei suoi coprodotti, nelle diete per animali da compagnia e da reddito. Infatti, il rapporto EFSA del 2015 (European Food Safety Authority) riporta come improbabile un problema per la salute dell’uomo dovuto all’esposizione a THC attraverso il consumo di latte e prodotti lattiero-caseari, derivanti da animali alimentati con mangimi contenenti canapa.

La Cannabis sativa deve pertanto essere considerata una valida risorsa per il nostro Paese, ma solo una corretta informazione sulle sue peculiarità potrà consentirne la giusta valorizzazione.

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