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Come e perchè nascono le fake news

di Sante Roperto

A meno che tu non sia il Papa o un capo di stato, oggi la soglia di attenzione di un tuo uditore, nell'overloading informativo dei nostri giorni, non supera i venti secondi, secondo alcuni studi può raggiungere i trenta, se sei fortunato. In tal senso catalizzare l'interesse in così poco, su argomenti scientifici e con una comunicazione breve ed efficace, non è sempre facile. Ed essere divulgativi senza essere didascalici, è compito ancora più arduo. Perché? Perché tutte le nostre opinioni sono frutto del pensiero veloce: ci affidiamo a stereotipi, imitiamo la maggioranza per atavico istinto di sopravvivenza, e scegliamo ciò che conferma le nostre credenze.

Le fake news sulla salute sono le terze più diffuse al mondo (19%), dopo quelle di attualità e di cronaca, ma più delle altre possono essere pericolose, generare psicosi o addirittura uccidere. Alla base c'è una perversa trappola mentale (per gli psicologi si chiama pregiudizio di conferma) nel quale l'intelletto porta a convalidare le nostre convinzioni, cioè quelle che sono già un'idea o un pregiudizio di fondo. La gente crede a ciò che desidera. Siamo infatti nell'epoca della post-verità, caposaldo del populismo: un'emozione o un pregiudizio contano più della verità oggettiva.

Questo meccanismo genera due cose. Intanto gli stereotipi: numeri alla mano, nessuno sa che al mondo il labrador morde più del pitbull, ma i giornali preferiscono pubblicare i secondi perché cavalcano l'idea ormai comune dell'animale feroce (stesso motivo per cui, su alcune città come Napoli, emergono a fatica notizie positive e lontane dallo stereotipo internazionale). In secondo luogo, le fake news. La scienza mette a disagio, perché è poco frequentata, soprattutto in un paese come l'Italia, di estrazione prevalentemente giuridico-umanistica, nel quale ha sempre trovato poco spazio, nelle scuole come nella cultura in genere.

Tra le più popolari fake news alimentari, una riguarda il Gluten-free. In Italia lo consumano 6 milioni di persone (i celiaci sono 200mila), perché un'aggressiva campagna pubblicitaria ha fatto intendere che sia sano e dietetico (il suo mercato è al +27% annuo). Per chi non è celiaco invece, il Gluten-free ha un indice glicemico più elevato, più grassi e calorie, meno vitamine e proteine. Così come in pochi sanno che il Bifidus Actiregularis dello yogurt è in realtà un composto chimico creato nei laboratori della Danone, e per il quale l'azienda francese paga ogni anno in tutto il mondo multe milionarie. In alcuni paesi ha ritirato gli spot per pubblicità ingannevole, ma non lo fa in quelli (come l'Italia) dove il profitto continua a essere superiore alla multa. E la gente continua a cercarlo nei supermercati come i rabdomanti l'acqua. Oltre ad alcuni miti alimentari, ci sono poi campagne create ad hoc. L’80% delle bufale su prodotti alimentari contaminati o pericolosi segue uno schema molto semplice: un prodotto diffuso (pane, pasta, latte o formaggio) contaminato da un composto cancerogeno o da un patogeno ben noto (Salmonella, E. coli, ecc.). Se si abbinano questi elementi, si crea una storia verosimile ad elevata visibilità e viralità.

In generale, il tipo di comunicazione che gli scienziati sono abituati a fare è molto lontano da quello con cui comunica il resto della società. Nella quale la percezione non è determinata dalle statistiche, ma dalle immagini e dalle storie.

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