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Chiostro


Guarda questo chiostro, aggirati per queste cliniche, entra in questo museo, passeggia per questi giardini… ti diranno che furono restaurati per volere dell'Augusto Francesco I, che ciò che guarda nobilita. [dal discorso del Rettore canonico Pasquale Caruso pronunciato alla riapertura del collegio nel 1854].

 

CHIOSTRO DELL’EX CONVENTO DEI FRANCESCANI OSSERVANTI

 Complesso monastico di Santa Maria degli Angeli alle Croci (1581)

 All'interno del chiostro è ospitato l'Ospedale Veterinario Federiciano.

Sulle pendici di Capodimonte, circondato dal verde, fu costruito il convento all'interno del quale nacque il Chiostro, chiuso da un portico con sette arcate per lato e un giardino centrale, grazie ad Antonio Manzi che donò parte della sua masseria agli zoccolanti di San Francesco.

Nel 1640 Belisario Corenzio decorò, insieme ai suoi collaboratori, pareti e volte del chiostro con scene dedicate alla vita di Gesù. Il ciclo pittorico comprende 27 rappresentazioni ripartite sulle quattro pareti perimetrali. Corenzio dipinse il Natale del Signore e La fuga della Vergine in Egitto (parete nord); le altre scene furono completate dai suoi allievi sotto il suo controllo. Sulle volte di ogni campata, nel triangolo in testa la scena, sono dipinti 36 stemmi, tutti diversi tranne quelli delle quattro campate centrali appartenenti al viceré Filippo de Guzman e alla sua famiglia. La straordinaria raccolta di stemmi dell'aristocrazia cittadina dell'epoca mostra le strette relazioni tra il francescano fra’ Giovanni da Napoli e i nobili del Regno, che sostennero con ingenti somme la sua edificazione del Chiostro. Negli spazi residui delle volte e in corrispondenza dei pilastri in tondo sono rappresentati gli angeli.

Al centro del cortile si apre il tipico giardino dei chiostri monastici napoletani costituito da quattro aiuole con viali in corrispondenza degli assi principali confluenti verso un pozzo centrale, trasferito in chiesa come fonte battesimale.

L'espulsione dei religiosi (1812) e l'assegnazione del convento alla Scuola di Veterinaria (1815) è ricordata da una lapide presente nel chiostro verso l'ingresso.