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Tutti i falsi miti del latte

di Serena Calabrò

Da diversi anni sotto i riflettori dei media vi è il latte, che solo l'uomo e nessun altro essere vivente consuma ben oltre lo svezzamento e la crescita. Il latte è da sempre presente nella nostra dieta, ma la sua utilità è posta spesso in discussione per i dubbi sollevati da alcuni autori sulla correlazione ad alcune patologie neurodegenerative. Numerose evidenze scientifiche riportano che il suo consumo regolare costituisce un fattore protettivo nei confronti di osteoporosi, ipertensione, diabete, malattie cardiovascolari.

Come tutti gli alimenti, il latte ha qualche difetto, ma resta una fonte privilegiata e difficilmente sostituibile di nutrienti. È ricco di sali minerali importanti per lo scheletro (quantità molto elevate di calcio e fosforo rispetto ad altri alimenti), quindi per la crescita di bambini e adolescenti, ma anche per donne in menopausa e per persone anziane. Il calcio del latte gioca un ruolo rilevante anche nella prevenzione dell’obesità, favorendo degradazione ed escrezione dei grassi della cellula. Le vitamine del latte (D, B2, B6, A, B12) sono preziose per il benessere di ossa, capelli e pelle; la B12 non si trova in nessun prodotto vegetale. Se un consumo eccessivo di latte può far ingrassare per la presenza del grasso, per il senso di sazietà che offre può essere inserito in diete ipocaloriche.

Il latte fornisce un’ampia gamma di composti bioattivi con una molteplicità di ruoli: le proteine modulano le funzioni gastrointestinali e migliorano la risposta immunitaria, i peptidi che ne derivano hanno azione ormono-simile, sui sistemi cardiovascolare, digestivo, endocrino, immunitario e nervoso. I coniugati dell’acido linoleico (CLA) hanno effetto anti-ipertensivo e anti-trombotico; lattoferrina e oligosaccaridi hanno azione prebiotica sul microbioma intestinale. Occorre però evidenziare che la concentrazione e le caratteristiche dei componenti del latte dipendono da numerosi fattori, es. alimentazione e genetica. Le modificazioni della dieta fornita agli animali possono indurre significative variazioni della qualità nutrizionale del latte.

Molti studi riportano che alcune strategie alimentari, es. uso del pascolo, modificano il profilo acidico del grasso del latte favorendo un aumento di alcune componenti benefiche (CLA, acidi grassi polinsaturi, omega 3). Pertanto, non va ridotto il consumo di latte, ma occorre scegliere un prodotto ottenuto da allevamenti estensivi ed ecosostenibili per avere garanzia di un suo effetto benefico.